Questa è una lettera aperta a chi vomita contro il green pass, a chi millanta la propria invincibilità. A chi, di fatto, non fa nulla se non nuocere a se stesso e agli altri.
‘Vaccinarsi è un dovere morale”, non chiedetemi da quale bocca lo abbia sentito pronunciare alla TV. Son talmente ‘piena’ di sentir parlare di Covid, che ormai non mi interessa nemmeno chi sia a parlare davanti alle telecamere.
Credo che il reale dovere morale, sia mettere se stessi al servizio della guerra al Covid. Ognuno secondo la proprie capacità, attitudini, tempo o nel modo più semplice, che è appunto vaccinarsi.
Quando, a maggio, è arrivato il mio turno, ho visto e letto negli occhi degli operatori sanitari impegnati presso il centro vaccinale, la stanchezza fisica, psicologica e morale. L’angoscia di non vedere una luce in fondo al tunnel.
Ricordo di essermi rivolta all’infermiera che stava procedendo all’inoculazione dicendo: “Non fissare il richiamo per il 21 maggio, perchè avrò l’esame per entrare in Protezione Civile. Sento di dover fare anche io la mia parte”.
Dal momento in cui sono diventata operativa, sono di servizio per buona parte del fine settimana presso il centro vaccinale del luogo in cui risiedo.
Credo che questo sia rispondere ad un dovere morale.
E più ascolto blasfemie no vax, deliri dei bastian contrari per nascita e più sento la spinta a continuare a ricevere ed accompagnare le persone che si presentano terrorizzate agli ingressi degli hub.
Terrorizzate, sì. I no vax sono la minoranza.