In the Pleasure Groove: Love Death and Duran Duran
Recensioni

Once upon a time a pin-up boy on my bedroom wall

Quale miglior inizio per una lettera indirizzata a John Taylor, bassista e fondatore – con Nick Rhodes – dei Duran Duran. Il fenomeno Pop degli anni ’80. Non è esagerato definirlo un simbolo generazionale.

Inutile dirlo, John Taylor è stato l’idolo mio come di migliaia, milioni di altre teenagers. Una tempesta ormonale senza precedenti, che se avrete occasione (fate in modo di averla) di assistere oggi ad un concerto dei Duran Duran, vedrete nuovamente concretizzarsi intorno a voi e davanti ai vostri occhi. Chissenefrega degli Anta abbondanti ormai sulle spalle, una ventata di meravigliosa leggerezza dell’essere.

Sfogliare le pagine di In The Pleasure Groove: love, death and Duran Duran (Nel Ritmo del Piacere: amore, morte e Duran Duran, nella versione tradotta ndr), è intraprendere un viaggio in quell’epoca gloriosa che ha sfornato veri propri mostri sacri. Dei miti che hanno il dono dell’mmortalità (Freddie Mercury, David Bowie su tutti). Alcuni non ci sono più e li piangeremo per sempre, altri stipano ancora le venues a 60 anni suonati.

Quale immensa fortuna abbiamo avuto? Un amico musicista, mi ha suggerito che è un errore demonizzare la musica dei giorni nostri, perchè lo stesso si diceva a suo tempo dei Beatles e poi sappiamo bene come sia andata a finire. Dovrò dargli ragione? Io sono molto scettica. O forse solo ottusa?

Ho deciso di affrontare la lettura di In The Pleasure Groove in lingua originale, come suggerito in una recensione in cui mi sono imbattuta. Credo effettivamente sia stata la scelta migliore, perchè c’è una ironia, talvolta anche greve, che dubito possa essere tradotta.

Today is October 3

It is friday

You are in Chicago

Today is a show day

Sound check is at 4pm

Your almost expected to say YOUR NAME IS: JOHN

In the Pleasure Groove: Love, Death and Duran Duran (cap. 31)

Non aspettatevi un’autocelebrazione. C’è chi ha mollato dopo le prime pagine, che ripercorrono quasi ossessivamente l’infanzia di John. Una lettura che sembra sublimare in una dimesione reale e tangibile, in cui vivi ogni minimo passo che sta compiendo, grazie ad una dovizia di dettagli impressionante. C’è chi ha criticato l’opera, per essere la solita trita e ritrita narrazione della parabola discendente di un musicista che ha vissuto solo di sesso, alcool, droga e rock’n roll.

Non so per quale astrusa ragione, io abbia trovato una chiave di lettura molto diversa dallo stereotipo di biografia destinata ai fans.

Forse aver lavorato nell’ambiente musicale, ed avendone ancora le mani in pasta (ben lungi dal live di calibro), offre un angolo di visione differente. In certi frangenti si legge, a mio avviso, una chiara critica a quella che è stata (probabilmente la sarà sempre) la gestione ‘delle galline dalle uova d’oro’ da parte di case discografiche, producers e promoters.

Alla fin fine, indipendente tutto e dai talenti, sono e saranno sempre loro a decretare la vita e la morte di un artista.

John Taylor ricorda come i Duran Duran ci abbiano rimesso i denti davanti alle porte sbattute loro in faccia, nel momento in cui hanno deciso di intraprendere una strada che si discota dal POP.

Il fenomeno POP, se non fa POP perchè dovrebbe continuare ad esistere?

E quando ‘no money’, c’è ben poco da fare se non scavare nella sabbia alla ricerca di qualcuno che ti offra una chance, magari più per scommessa che per altro. Così anche le aspettative si ridemsionano e il successo assume un altro sapore. Ed oggi, scollinando ogni volta le montagne russe, sono ancora qui a sfornare inediti e a calcare i palchi di tutto il mondo.

Next thing I know, I’m waking up from a deep, restful, much needed sleep

Today is: Showday

Your name is: John Fucking Taylor

In The Pleasure Groove: Love, Death and Duran Duran (cap. 72)

In the Pleasure Groove è una presa di coscienza da parte dell’autore, di un’onestà umana e intellettuale disarmante, che poche altre volte ho incontrato. Senza dubbio, le dipendenze sono un argomento cardine del libro. Praticamente dal giorno Uno. Sembra ne parli come per volersi disfare di un fardello che non ha più senso portarsi sulle spalle. Probabilmente un dovere verso se stesso e verso chi c’è sempre stato, nonostante tutto.

Compiuti i dieci anni, In The Pleasure Groove è un must have per i fans della band inglese, ma dovrebbe essere un must have nella libreria di chiunque voglia conoscere cosa si celi dietro la fama e i fasti dei riflettori, al di là di demagogie e dicerie.



(Immagine di testata tratta da My Dreams, Wishes & Desires)

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