blogging

Nessuna scusa è dovuta

Part of me (a big part of me) wants to apologize but I’m fighting that

Daily Duranie

Quante volte l’ho pensato.

Non è semplice decidere di chiudere defintivamente un capitolo lungo anni.

Quando non si verificano accadimenti per cui valga la pena scrivere, quando si è stanchi di sentirsi in obbligo di dover dimostrare di dover essere sempre sul pezzo, si viene pervasi da un senso di malassere che non è semplice, né da capire né da spiegare.

Solo chi segue lo stesso tormentato percorso, può capire. Ho letto con immenso piacere e somma soddisfazione il post I Give Thanks pubblicato su Daily Duranie. Neo iscritta alla newsletter, ho trovato qualcuno che mi ha mostrato la luce in fondo al tunnel. Mi sono sentita realmente sollevata e grata a chi è riuscito ad esprimere benissimo, quello che io non ho mai avuto le palle di scrivere (perdonate il francesismo, ndr).

Si arriva ad un punto in cui veramente non se ne può più di sentirsi in obbligo di mettere al primo posto, tra le priorità, aggiornare il blog o sito o qualsivoglia pubblicazione. Che sia for free o remunerato, poco importa. Alla fin fine, lo potresti anche trovare chi ti bussa alla porta per portare avanti il lavoro che hai volutamente interrotto, ma non farti delle illusioni, 9 volte su 10 è per sfruttare ‘l’avviamento’ e trovarsi la strada spianata. No grazie. Come dicevano Gigi & Andrea nei loro sketch “come ti ho fatto ti disfo”.

Resterà probabilmente il rimpianto di aver gettato alle ortiche tanta fatica.

Flirtare con Google diventa un’arte, perchè se non arrivi a stargli simpatico il gioco si fa duro. Ad oggi me ne frega poco o niente…che mentitrice seriale che sono, tempo 1 settimana e sarò già con amarezza a spulciare le statistiche di I Didn’t Tell You, che sta prendendo una china totalmente differente rispetto alla ragione per cui è stato concepito. E’ un work in progress, nel vero senso della parola.

Ripartire da zero, solo per diletto e voglia di scrivere del nulla o di tutto, ha però un suo fascino.

Standard
Lettera a..

So move your ass, honey

Sara, cara mia, questa lettera è dedicata a te, sì proprio a te che ti stai scrivendo da sola su questa pagina bianca dell’editor classico di WordPress.com, perchè proprio non digerisci la gestione a blocchi.

Tu che su questa piattaforma ci sei cresciuta, ti sei fatta le ossa e hai scritto fiumi di parole.

E’ ora di darti una mossa e tornare a a macinarne. Perchè scrivere è quello che più ti piace ed quello che più ti ha dato soddisfazione da una quindicina d’anni a questa parte.

E’ il momento di concerdere del tempo a stessa. ‘Avercene!’ mi stai dicendo tra te e me, me e me, insomma ….chiaro il concetto, vero?

Non so se lo hai capito, ma di soddisfazione fuori da queste pagine ce ne sono proprio pochine. Quella luce in fondo al tunnel, che si vedeva dopo la fase più grave della pandemia, è nella realtà un treno che sta arrivando dritto in faccia.

Della serie “…te sta dentro che qua fuori è un  brutto mondo!”, recitava Stefano Accorsi nel capolavoro RadioFreccia

il covid

la giungla lavorativa logora dell’incertezza del domani e che pullula di serpi e serpenti

le bollette da pagare

la guerra

quello che ci attende e la minaccia da dietro l’angolo

……”Alexa, cancella la lista della spesa!!!”

Standard